Ci sono le condizioni per la ripresa di un settore cruciale della nostra economia, che in ogni caso è chiamato a un ripensamento della propria offerta per restare competitivo a fronte di una domanda in rapida evoluzione. Non è questione di costi, dato che tanto i capitali, quanto le soluzioni finanziarie non mancano, ma di mutare prospettiva.
Alle spalle un annus horribilis
Il 2020 è passato alla storia come un anno molto negativo per il comparto dell’ospitalità. Dopo un avvio positivo, è scoppiata la pandemia di Covid-19 che ha azzerato le ripartenze fino alla tarda primavera. In estate vi è stata una ripresa, ma la seconda ondata di contagi si è abbattuta sull’autunno e l’inverno. Lo scenario non è cambiato granché nel primo trimestre di quest’anno, con gli arrivi di stranieri crollati del 92% (secondo uno studio di Federalberghi) rispetto allo stesso periodo del 2019.
Una situazione che ha avuto effetti drammatici sugli operatori del settore, i quali tra il 2021 e i primi tre mesi del 2021 hanno perso complessivamente 16 miliardi di fatturato. Ricchezza perduta che significa aziende in crisi, persone che hanno perso il posto di lavoro e difficoltà di andare avanti.
C’è voglia di svago
Di positivo c’è che il peggio sembra essere ormai alle spalle e, complici anche i contributi pubblici alle aziende e alle famiglie in situazioni di disagio, ci sono le condizioni per guardare al futuro con un pizzico di ottimismo.
Si confida sul cosiddetto “revenge travel” il fenomeno per il quale, man mano che si allentano le restrizioni dovute alla pandemia, le persone sono spinte a pianificare prima possibile una vacanza per compensare i lunghi periodi di forzato isolamento casalingo. Possibilmente in una destinazione da sogno… e sicura.
Ci sono le condizioni per la ripresa di un settore cruciale della nostra economia, che in ogni caso è chiamato a un ripensamento della propria offerta per restare competitivo a fronte di una domanda in rapida evoluzione. Non è questione di costi, dato che tanto i capitali, quanto le soluzioni finanziarie non mancano, ma di mutare prospettiva.
Alle spalle un annus horribilis
Il 2020 è passato alla storia come un anno molto negativo per il comparto dell’ospitalità. Dopo un avvio positivo, è scoppiata la pandemia di Covid-19 che ha azzerato le ripartenze fino alla tarda primavera. In estate vi è stata una ripresa, ma la seconda ondata di contagi si è abbattuta sull’autunno e l’inverno. Lo scenario non è cambiato granché nel primo trimestre di quest’anno, con gli arrivi di stranieri crollati del 92% (secondo uno studio di Federalberghi) rispetto allo stesso periodo del 2019.
Una situazione che ha avuto effetti drammatici sugli operatori del settore, i quali tra il 2021 e i primi tre mesi del 2021 hanno perso complessivamente 16 miliardi di fatturato. Ricchezza perduta che significa aziende in crisi, persone che hanno perso il posto di lavoro e difficoltà di andare avanti.
C’è voglia di svago
Di positivo c’è che il peggio sembra essere ormai alle spalle e, complici anche i contributi pubblici alle aziende e alle famiglie in situazioni di disagio, ci sono le condizioni per guardare al futuro con un pizzico di ottimismo.
Si confida sul cosiddetto “revenge travel” il fenomeno per il quale, man mano che si allentano le restrizioni dovute alla pandemia, le persone sono spinte a pianificare prima possibile una vacanza per compensare i lunghi periodi di forzato isolamento casalingo. Possibilmente in una destinazione da sogno… e sicura.
Nuove strategie necessarie
Sarà importante anche investire sulla sicurezza, magari prendendo spunto da alcuni Paesi che hanno implementato protocolli di sicurezza dimostratisi particolarmente efficaci. Certo, nulla sarà come prima: i livelli di presenze registrati fino alla vigilia della crisi si rivedranno non prima del 2023 o 2024 e l’offerta è richiamata a un ripensamento per alzare la qualità del servizio. La leva della digitalizzazione può essere di supporto in tal senso, soprattutto per aiutare le PMI (che sono la stragrande maggioranza delle aziende del settore) a recuperare il gap accumulato nell’ultimo decennio e il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede fondi per 8 miliardi di euro destinati al comparto.
Non è solo questione di soldi, dato che il settore turistico nel nostro Paese presentava problemi strutturali già prima della pandemia. Per usare le parole del dossier curato da Agi e Censis, occorre “un pensiero alto di riprogettazione”, con lo stesso PNRR che può agire da motore del cambiamento.
Occorre migliorare la qualità dell’offerta extralberghiera, superare la stagionalità di alcune destinazioni, agire per rendere le nostre destinazioni attrattive per tutti i popoli e le culture, cercare di far emergere anche le località oggi meno note. Serve, insomma, uno sforzo condiviso tra istituzioni e imprese che guardi alle cose da fare in ottica globale, partendo dal superamento dei colli di bottiglia che riguardano la logistica, via terra, mare e cielo.
Il ruolo delle banche di territorio
In questo scenario va segnalato l’impegno delle banche di credito cooperativo aderenti al Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, che fanno leva sulla storica vicinanza ai territori nei quali operano per offrire una serie di soluzioni mirate alle imprese del settore, in particolare servizi di consulenza e finanziamenti per favorire la ripresa e supportare questa operazione di ripensamento globale dell’offerta. In evidenza il plafond dedicato al segmento ricettivo con provvista CDP siglato da Iccrea, le soluzioni per valorizzare gli immobili, migliorare la struttura organizzativa delle società, valutare l’entrata delle nuove generazioni in azienda attraverso il graduale passaggio generazionale, valutare strumenti finanziari alternativi al finanziamento bancario, come minibond e consulenza su operazioni straordinarie come acquisizioni e cessioni di aziende o di rami d’azienda. L’elenco potrebbe proseguire con i finanziamenti ad hoc per l’adozione di sistemi di pagamento e di prenotazioni digitali, nonché con l’offerta di leasing e noleggio e per gli interventi di efficientamento energetico.
Iniziative, racchiuse sotto il marchio In Tour – innovative tourism, che puntano a valorizzare le strutture ricettive, migliorare la gestione del business con la digitalizzazione, introdurre soluzioni di pagamento innovative. Rivolgendosi alle BCC, gli operatori e albergatori possono valutare le forme di finanziamento più adatte, anche per operazioni straordinarie, nonché ricevere consulenza per valutare l’impatto ecologico delle strutture e procedere con lavori di efficientamento energetico per ridurre i consumi.
Il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea riunisce oltre 130 Banche di Credito Cooperativo (BCC) presenti con oltre 2600 sportelli su tutto il territorio nazionale. Da sempre è al fianco delle imprese e delle famiglie.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea. Il catalogo di prodotti e servizi rientranti nell’offerta sul segmento “turismo” sono offerti da Iccrea Banca S.p.A., Capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, e proposti/commercializzati dalle Banche di Credito Cooperativo del Gruppo aderenti. Per le condizioni economiche e le principali clausole contrattuali dei prodotti e servizi bancari e di finanziamento pubblicizzati e per quanto non espressamente indicato è necessario fare riferimento ai fogli informativi disponibili sul sito internet www.iccreabanca.it, nonché presso le Filiali ed il sito internet delle Banche di Credito Cooperativo.